Come nasce la sicurezza sul lavoro?

Tutti i datori di lavoro e i lavoratori sanno che la sicurezza sul lavoro è un argomento tanto importante quanto serio . Ma in quanti sanno come nasce la sicurezza sul lavoro?

Già nel IV secolo a.c. Ippocrate si occupava del rapporto tra lavoro e malattie, insegnando ai suoi discepoli d'informarsi sempre del mestiere dei loro pazienti per meglio diagnosticare le malattie.

Facciamo un balzo in avanti fino al 1700, periodo in cui, a Londra, prende avvio la Rivoluzione Industriale che trasforma il lavoro da artigianale in industriale.
Sorsero così le prime officine nelle quali si reclutavano a lavorare, senza nessuna precauzione igienica, donne, adolescenti e anche bambini, infatti solo nel 1833 sarà regolamentato il lavoro minorile.

Nello stesso periodo in Italia, Bernardino Ramazzini professore di medicina all'Università di Modena e Padova, pubblicò la prima edizione del suo trattato più famoso "De Morbis Artificum Diatriba", il primo lavoro sulle malattie occupazionali. Investigò personalmente circa 40 officine descrivendo per ciascuna i rischi per la salute dei lavoratori e i possibili rimedi.

Primo Convegno Internazionale per le malattie professionali

Nel 1902 Luigi Devoto, considerato uno dei fondatori a livello mondiale della moderna Medicina del Lavoro, aveva pensato alla possibilità di organizzare a Milano un incontro  tra coloro che si sono occupati in ogni paese della protezione medica del lavoro. L'allora assessore milanese all'istruzione primaria, Malachia De Cristofolis, a sostegno di questa iniziativa propose di organizzare un convegno internazionale nel 1905-1906. 
Dal 9 al 14 Giugno 1906 si svolse a Milano il primo Congresso Internazionale per le malattie professionali in occasione della fine dei lavori del traforo del Serpione.  Nel discorso di apertura, tenuto proprio da De Cristofolis, si è evidenziato il doppio volto del progresso che la manumentale opera intrapresa per la costruzione del traforo aveva rivelato: l'importante iniziativa di aprire nuovi sbocchi di civiltà e come ciò abbia messo in disccussione la condizione dei lavoratori.
Secondo Devoto era quindi necessario intervernire a favore dei lavoratori sotto 3 aspetti: Didattico, Terapeutico e Preventivo. Per prima cosa si doveva formare una classe di medici competenti e preparati in grado di assolvere alla propria funzione di vigilanza a vantaggio della salute dei lavoratori.

Quale normativa regola la sicurezza sul lavoro?

Nel 1942, viene emanato il nuovo "Codice Civile" vigente ancora oggi. 
In particolare l'Art. 2087Tutela delle condizioni di lavoro, afferma che, "l'imprenditore è tenuto ad adottare nell'esercizio dell'impresa le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l'esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l'integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro".
La norma pone, a carico dell’imprenditore, l’obbligo di tutelare l’integrità psicofisica dei dipendenti mediante l’adozione ed il mantenimento in efficienza dei presidi antinfortunistici atti a preservare i lavoratori dai rischi connessi alla loro attività. La norma gli impone di adeguare gli strumenti di protezione ai progressi tecnologici in modo da assicurare una costante protezione nel tempo ai dipendenti. Il datore è quindi tenuto ad impartire direttive ed istruzioni idonee a mettere a conoscenza i dipendenti dei rischi connessi alla mancata attuazione delle disposizioni ed a vigilare sull’effettiva attuazione delle misure di sicurezza adottate.

Cinque anni dopo viene promulgata la Costituzione della Repubblica Italiana
I diritti dei lavoratori sono richiamati in particolare all'articolo 41: "L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana"  e all'articolo 32: "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività" vengono scritti i diritti fondamentali del lavoratore.

Gli anni 50 sono segnati da una grande crescita economica, ma anche da un aumento notevole degli infortuni e delle malattie professionali.
In questi anni vengono emanati alcuni decreti prevenzionistici di portata generale:

  • DPR n. 547/55 - Norme per la prevenzione degli infortuni nei luoghi di lavoro
  • DPR n. 303/56 - Norme generali sull'igiene del lavoro.

Con la Legge 20 maggio 1970, n. 300 art. 9 - Statuto dei lavoratori si sancisce che i lavoratori, mediante loro rappresentanze, hanno diritto di controllare l'applicazione delle norme per la prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali e di promuovere la ricerca, l'elaborazione e l'attuazione di tutte le misure idonee a tutelare la loro salute e la loro integrità fisica.

Nel 1994  il governo italiano, con cinque anni di ritardo rispetto alle direttive europee, emana il decreto legislativo n. 626.
La valutazione non è più riferita ad un agente specifico, ma si estende ad una complessiva analisi aziendale.
Vengono definiti gli obblighi per il datore di lavoro e i lavoratori, istituisce le figure del responsabile del servizio di prevenzione e protezione e degli addetti, del medico competente e dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza.

Legge n.81 del 2008
Al termine di un travagliato percorso, durato 14 anni, entra finalmente in vigore il 15 maggio 2008 il Testo Unico in materia di salute e di sicurezza nei luoghi di lavoro.
Con questo testo si riunisce e si semplifica in un unico testo di legge la complessa normativa preesistente.
Lo scopo della riforma è stato quello di ridisegnare la materia della salute e sicurezza sul lavoro in Italia inquadrando le relative regole fino ad oggi contenute in molteplici fonti succedutesi, senza soluzione di continuità, nell’arco di quasi sessant’anni in un’ottica di sistema, nonché di aggiornare le medesime tenendo conto sia delle esperienze maturate in sede di loro applicazione che delle più recenti evoluzioni dell’organizzazione del lavoro.

Negli anni novanta, dopo l'ingresso in Europa e l'emanazione di direttive europee in materia, sono stati emanati un paio di importanti decreti legislativi: il nº 626 del 1994 e il n° 494 del 1996, che obbligarono le imprese, i committenti e i datori di lavoro al rispetto dei decreti precedenti, a gestire il miglioramento continuo delle condizioni di lavoro, ad introdurre la formazione e l'informazione sui rischi per cui sono state create nuove figure professionali responsabili per la sicurezza.
Con aggiornamento annuale, sono seguiti altri decreti di chiarimento e di miglioramento, oltre a leggi regionali.

Tra le novità introdotte dal d.lgs. 626/94 abbiamo:

  • l'obbligo della valutazione del rischio (risk assessment) da parte del datore di lavoro,

  • il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (art. 18) deve essere eletto dai lavoratori stessi e deve essere consultato preventivamente in tutti i processi di valutazione dei rischi,

  • l'individuazione della figura del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione nei confronti del quale il datore di lavoro è responsabile. 

La valutazione del rischio, quindi, è un processo di individuazione dei pericoli e, successivamente, di tutte le misure di prevenzione e protezione volte a ridurre al minimo sostenibile le probabilità (quindi il rischio) e il danno conseguente a potenziali infortuni e malattie professionali.

Rispetto alla normativa precedente oggi il datore di lavoro non è solo "debitore della sicurezza nei posti di lavoro" ma deve essere partecipe e responsabile di un processo di miglioramento delle condizioni di sicurezza nei luoghi di lavoro attraverso una periodica valutazione dei rischi (che viene documentata in un apposito "documento di valutazione dei rischi" in riferimento all'art. 4 comma 2 del D.Lgs. 626/94), che non determina solo i requisiti oggettivi di sicurezza, ma considera anche gli aspetti organizzativi e soggettivi associati allo svolgimento dell'attività lavorativa (concetto di gestione aziendale della sicurezza).

 

 

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